Franco Zagari, Architettura/ Arte dei Giardini

Note e progetti su giardino moderno e spazio civico, Casa del libro Roma 1984

Questo libro raccoglie i primi atti del corso di Arte dei giardini tenuto da Franco Zagari a Roma dal 1983-’84, con la collaborazione di Marcello Marocco e di Roberto Perris.

L’arte dei giardini è intesa come espressione disciplinare dell’architettura che richiede particolari autonomie nei metodi e nelle tecniche, superando le riduzioni quantitative (“verde”, zoning, standard) o naturalistiche, modo particolare e definito di fare architettura, collocandosi a tutti gli effetti fra le materie compositive. Caratteri disciplinari e obiettivi sono in continuità con i contenuti del corso di Arte dei giardini – Paesaggistica tenuto da Salvatore Dierna a Roma dal 1980-’81 al 1982-’83, corso presso il quale l’attuale corpo docente, che proviene dall’insegnamento della Composizione architettonica, si è formato in questa disciplina.. Il caso studiato è quello dei giaridini “medi” e “minimi” del centro storico di Roma, che appaiono il sistema residuo di spazi pubblici più disponibile ad essere riqualificato come sequenza significativa, proprio perché il più diffuso e il meno progettato. Pensiamo a luoghi dove la qualità urbana è densa, luoghi intensamente vissuti ciascuno per la sua caratteristica come spazi diurni, notturni, festivi, stagionali, caratterizzati da attività di “presidio”, di lavoro e di servizio, che li caratterizzino come centri di riferimento il più possibile autonomi e partecipati, luoghi di utilità e di conoscenza, le “piazze” più autentiche del nostro tempo. Assicureremo la stabilità del giardino come forma disegnandone con cura i limiti, definendo la tabula del nostro gioco dei massimi sistemi. Conferiremo senso a questo archetipo formale registrando la sua struttura, l’orditura degli accessi, dei percorsi e dei luoghi come la modellazione del suolo in convessità, concavità, piani; stabiliremo così la tensione interno-esterno fra il giardino e il sito in cui si inserisce, come pure decideremo le polarità del campo, la densità dei vettori di tatto, olfatto, suono, movimento. Assegneremo a queste forme e a questi significati dei valori, un programma aperto di utilità e conoscenza e adotteremo fra le varie ipotesi possibili forse quella di una forte interattività fra il visitatore-abitante e il giardino. Poiché abbiamo mantenuto per ora quasi immutato un programma che le masse hanno ricevuto-ottenuto quasi due secoli fa, con le regole scritte di una istituzione speciale dalla quale si coglievano, eden di massa appunto, i principi di redenzione igienica (mortalità infantile, tubercolosi) e morale (sapere borghese, conoscenza delle scienze – universo botanico – come della storia – imperi, colonie -) come quelli di trasgressione. Ora si tratta di riprendere le fila di questo programma così ricco, modificarlo e trasferirlo, senza che vi siano state mediazioni, nella nostra cultura.

1984 - ARCHITETTURA-ARTE DEI GIARDINI