1990, OSAKA, Esposizione Universale, The International Garden and Greenery Exposition, “Giardino Italiano”

per ICE, Istituto Italiano per il Commercio Estero e la municipalità di Osaka, REALIZZATO

Questa opera ha rappresentato l’Italia all’EXPO Universale di Osaka del 1990 (International Garden and Greenery Exposition). Dopo l’esposizione è diventata giardino pubblico permanente. Inaugurata dal figlio dell’Imperatore. Ha riportato la quasi totalità del palmares, undici premi: Honour Prize “The most outstanding facilities, materials and flower beds”, 4 Best Prizes, 2 Gold medals, 3 Silver medals. Oltre ventitre milioni di visitatori dal 1 aprile al 30 settembre.

” Este modo de hacer el jardin, lleno de sutiles intervenciones, no es ajeno al mundo del jardìn japonés que su autor tanto admira. Lo cual seguramente nos lleve a poder admiran, en el apogeo de su vegetaciòn, la imagen de un jardin italiano-japonés. Imagen en la quale reside la inspiraciòn de este proyecto.”

Elias Torres

Senza che me ne accorgessi nemmeno, quando i maestri carpentieri giapponesi disarmarono i casseri, la concezione del progetto cambiò profondamente. I maestri lavoravano secondo la loro abitudine, con calzature di feltro dall’alluce separato, sensibili al suolo, spazzando il cantiere anche due volte al giorno, come fosse una cucina, rifinendo i dettagli con certe loro spazzoline metalliche… Gianpiero Donin, che mi era venuto a trovare, osservò che tanta raffinata precisione cambiava ciò che era stato pensato come volumi da rivestire in un tema diverso, di grana, luce e colore. Tutto era stato eseguito in una dimensione iperreale. Decidemmo allora di usare la ceramica con discrezione, per punteggiature…

Osaka ’90 è stata una delle più importanti esposizioni universali della fine del secolo scorso. Situato nel Parco Tsu-Rumi, il giardino è di circa 1.000 metri quadri, su un pendio aperto a mezzogiorno. Vi sono piante italiane e giapponesi, pergole, percorsi, acqua e molte decorazioni policrome in maiolica. È un’opera contemporanea che tocca alcuni temi ricorrenti nella nostra storia del giardino, “all’italiana”, per evocarli nell’immaginario del popolo giapponese, unendo tecnologie sofisticate (Alitalia per il trasporto, Acea per gli impianti e giochi d’acqua, Teuco per le strutture di legno) con il nostro migliore artigianato (Confartigianato, Imprese di produzione di maioliche e vetri preziosi del “terzo fuoco” di Maranello, terracotta Benocci NB&C Int.). L’impianto è semplice e regolare, con un asse maggiore contropendenza e sei transetti perpendicolari a questo. Alte spalliere di rose formano velari paralleli che creano ombra, ma più ancora raccolgono e definiscono lo spazio. Per contrasto il suolo è neutro, ricoperto uniformemente da corteccia d’albero. Il percorso principale è una “cordonata” da monte a valle. Lungo questa vi è su un lato una “linea d’acqua” – luce, colore, vetro e ceramica in sequenze dinamiche – e sull’altro una “linea di fuoco” – azalee del Lago Maggiore -. Alcuni ciliegi giapponesi già esistenti sono stati mantenuti.

Franco Zagari, Enzo Amantea, Antonio Uccello. Fontane di Nicola Campolo

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